Agostino non ha mai scritto un De potestate: non cercheremo dunque di
delineare una sedicente "teoria del potere" da lui elaborata. Con una
ricognizione teoretica delle opere (il Contra accademicos, il De ordine,
il De beata vita, i Soliloquia) da lui scritte nel periodo di
Cassiciaco s'intende, invece, individuare, attraverso le flessioni del
termine potestas, l'orizzonte fondativo nel quale, da neoconvertito,
egli ha ripensato - da subito - il senso originario del lavoro della
ragione nel contesto del pensiero tardoantico.
In una rilettura critica delle concezioni filosoficamente più autorevoli del pensiero classico, Agostino riformula i termini stessi del concetto di ragione e del suo esercizio nell'ambito dell'ordine universale. L'accusa delle criticità in esse ravvisate è sincronica all'acquisizione dello statuto critico della ragione come sua "messa in crisi" dal rapporto originario nel quale si costituisce, universalmente ed a titolo beneficiario, la sua stessa potestas.
In una rilettura critica delle concezioni filosoficamente più autorevoli del pensiero classico, Agostino riformula i termini stessi del concetto di ragione e del suo esercizio nell'ambito dell'ordine universale. L'accusa delle criticità in esse ravvisate è sincronica all'acquisizione dello statuto critico della ragione come sua "messa in crisi" dal rapporto originario nel quale si costituisce, universalmente ed a titolo beneficiario, la sua stessa potestas.
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