Thursday 7 February 2019

Manabu Akiyama: Prudenza e lo “spirito del senso” secondo Clemente Alessandrino

Clemente Alessandrino cita spesso il brano di Theèteto (176b) di Platone: “Fuga da qua a là è assimilazione a dio conformemente al possibile; assimilazione è divenire giusto e pio con prudenza («φρόνησις»)” (Str 2,18,81,1; 2,22,133,3; 2,22,136,6; 6,7,56,2; 6,12,97,1). Questo brano è riferito dai padri come una fonte platonica della deificazione. Secondo Clemente invece la prudenza si può interpretare come “spirito del senso” («πνεῦμα αἰσθήσεως») che appare nel testo dei Settanta come un termine corrispondente alla formula “rûaḥ ḥoḵmâ(h)” («spirito di sapienza») nell’originale ebraico dell’Esodo (Es 28,3). Clemente dice: questa facoltà della “prudenza” si estende non solo alle arti, ma alla filosofia stessa (i.e. “l’amare la sapienza”; Str 6,17,154,4). Potremmo dire che questo modo dell’interpretazione di Clemente non soltanto ribadisce il senso originale del testo dell’Esodo, ma anche rivaluta i significati del “senso” dal punto di vista cristiana. Infatti, Clemente cita il brano platonico summenzionato in relazione con un passo della Lettera agli Efesini (4,13) dal punto di vista comunitario del corpo di Cristo: “«giusto e pio con prudenza» s’adopera di raggiungere «la misura dell’età» perfetta” (Str 6,12,97,1; 7,14,84,2). Questo “giusto e pio” non è altro che lo “gnostico”. Dalla nostra congettura potremmo dire che il “senso superiore” («συναίσθησις») sarebbe quello che esprime il più alto livello della spiritualità clementina (Str 7,7,37,2): questo “senso” certifica l’affinità dello “gnostico” con lo spirito di Cristo risorto (Str7,12,76,4). Nello stesso tempo potremmo dire che Clemente ha dato significato alla “prudenza” in un modo cristiano.

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